24 ottobre 2011

why always me?

Da Carbonara birra e partita, un avvenimento degno di qual certa nota dall'Inghilterra


Mariolone bello, non è che tutti ce l'hanno con te, vedi? Il fatto è che sei come un film di Chaplin! Tutti ci andavano al cinema, certo, sperando che i contenuti fossero riflessivi, commoventi, critici, profondi... ma soprattutto erano certi di pisciarsi dal ridere! E con te è uguale, uno l'occhio nei cazzi tuoi ce lo butta sempre – perdonami la battuta da caserma proto-razzista – perché sono belli voluminosi, ingombri di interesse e poi non ti dico le risate! E prima sfasci la Ferrari, poi vai a spasso con il boss, ogni due per tre ti sgamano con la velina, come ti giri litighi con un passante, cammini per Milano e spari ad altezza d'uomo, capita pure che sorridi beato con la maglia della squadra rivale di quella che ti paga, mettici su che non è esattamente che le mandi a dire agli allenatori... se ti metti a scherzare con il fuoco, in casa, solo per farti due risate tra amici e finisce che i pompieri devono intervenire prima che venga giù il quartiere, capisci bene che ti guardiamo con un sorriso?
Non è malizia, certamente non ci stiamo accanendo, ti dirò di più: la verità è che delle gioconde cazzate che combini tu, almeno una, la vorremmo poter imbastire noialtri, per una volta. E tutta 'sta invidia la mettiamo a tacere col godimento di veder godere te, ecco tutto. Non te la prendere, suvvia, capisco la tua maglietta polemica [se ne volete una, ovviamente ora è in vendita, tipo qui], ma alla fine dei conti noi che ti rompiamo le scatole siamo gli stessi che guardano incantati te e la tua cresta intimarci il silenzio, dopo che avete aperto le danze sul cadavere in pectore del ManU – e pure all'Old Trafford – con un gioiello di bellezza che trancia le par.

6-1. Seiauno!!! E no, non scriverò gioco-partita-incontro né contribuirò alla diffusione di altre amenità logoro-tennistiche. Mi inchino, piuttosto, al genio titolatore della BBC che racconta di aver visto 90 minuti di Six and the City.
L'amico della Regina, ma tirate le somme più amico del vino ai pranzi regali, Sir Alex mastica cinquecento cicche – non potendo fumarle – e quando finisce il dramma si guarda attorno più rosso del solito e ci sussurra, mentre se ne rende conto, di aver patito la sconfitta peggiore da che sta al mondo, che è più o meno lo stesso che dire da quando sta sulla panca dei Devils.
Tentare di immaginare come si sia sentito e continui a percepirsi ora il tifoso citizen è roba per esclusivi eletti altrettanto cittadini: trascorri l'intera vita a odiare i cugini che vincono e stravincono e intanto a chiederti nel buio della tua cameretta – senza mai confessarlo nemmeno a tua madre – perché nelle tue vene da operaio del nord non scorra pure sangue red, che certo non saresti così fascinosamente genuino ma almeno sapresti cosa vuol dire nella tua lingua to win; poi un giorno arriva la globalizzazione, vestita da sceicco arabo, e riempie anche le mura del tuo stadio (e non solo e sempre quelle dell'altro) di soldi color petrolio ma non per questo meno buoni, anzi, e tu fai buon viso a cattivo gioco; quando diventa buono pure il gioco, perché, a forza di comprare campioni e dar loro allenatori, una squadra vera la costruisci anche, già non ti sembra vero di trovarti in testa alla classifica; se poi respingi l'assalto dei soliti rossi, schiantandoli in questa maniera e pure nelle loro stanze, beh, vuoi vedere che il godimento del Six è anche meglio di quello della versione originale?

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