Si era d'autunno in un tratto e come d'incanto, un salto di siepe, il calcio, da noia che era d'estate, passò a tramutare in sublime malìa, tessuto d'abbaglio, magia, magia. Me lo ricordo. Era la stagione '78/'79.
Quest'anno, invece, sia detto senza offesa per nessuno – tanto se non siete d'accordo vuol dire che non capite una beata di fòbal o che siete culès blaugrana, quel sorriso beato sul faccino non me la racconta giusta, e quindi non riuscite a non essere felici del mondo pallonaro tutto, in questo particolare frangente storico – quest'anno, si diceva, il calcio italico farà pena perfino ai messi alla gogna, ma tranquilli, solo fino a giugno.
Di veramente memorabile, pure 'sta giornata di mezza settimana, non ci regala poi granché. Se la ricorderanno giusto:
un figlio di Israele che deve aver sacrificato ovini come se piovesse, al suo Dio, se gli ci sono voluti 18secondi18 per spaccare la lastra all'incrocio dei pali dal cortile di casa sua, a Palermo;
e uno che di chi è figlio, nel dubbio, sarà il caso di non chiederlo agli interisti, ed è stato avvistato allontanarsi da Appiano Gentile con gli occhi gonfi – Nebuloni e gli altri cronachisti dicono di pianto, a me mi parevano schiaffoni – e non proseguirà oltre l'opera di affossamento della Beneamala-pazza-inter-amala. A tutti dispiace, in fondo in fondo, per com'è andata. Ma anche peggio potrebbe sempre fare Ranieri, quindi aspettiamo a disperare, hai visto mai ci si diverte ancora un po'?


Nell'attesa di vedere se Luis Enrique ci metterà meno tempo ad accorgersi che Osvaldo non è un attaccante di quanto ne ha impiegato Gasp ad ammettere con se stesso che Pazzini, invece, giocherebbe in qualunque 11, dalla mia Playstation alla finale di Champions, registriamo un pareggio Juventutis.
Il signor Gava di Arbitro ci aveva anche provato a fare un favore a Mirko, facendo finta sia di non vedere che Pirlo (sì, lo skipper di cui sopra) batteva e battezzava con palla in movimento sia di non aver alzato il fischietto a palesare al mondo un «fischio io» immediatamente ri-ingurgitato. Ma Vucinic insisteva parecchio, a furia di lagne e pestaggi toccava cacciarlo dall'erba rasata di fresco, come lo stadio, e il Bologna, per non saper né leggere né scrivere, il pareggio intanto lo inzuccava, poi si vedrà. La Signora si tiene un punto soltanto. E la testa della classe, con Genoa e Udine.
Lassù ci starebbe pure l'Atalanta di Denis la Peste in Carrarmato, ma lì attorno ballano altre vicende e, se proprio non resistete alla curiosità, preferirei faceste una telefonata a Doni, ecco.
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