Momento momento momento! Fermi tutti! Trebisonda? Sul serio? No, dico: la squadra dalle righe verticali accoppiate – in spregio a qualunque stilista – in nero e blu, quella tanto ambiziosa da divenire comica per le sue disdette, non era sepolta sotto le vittorie mancinian-mourinhiane? Moratti non era divenuto il presidente trionfale, il viandante spendaccione ripagato di tutti i sacrifici?
Sarò io, ma ben mi ricordo quando, ogniqualvolta si osava immaginare una débâcle ignominiosa e fantozziana, l'Inter andava anche oltre le aspettative appollaiate e consegnava i suoi tifosi al ludibrio milanista/juventino. Ma poi era venuta Calciopoli, poi gli Onesti, poi la Champions... tutto alle spalle. O no? Perché, davvero davvero, permettere al giornalista, che non credeva lecito sperare in tanta grazia, di titolare «L'Inter perde la Trebisonda» è cosetta che lascia senza fiato, per quanto assomiglia a una sceneggiatura tragicomica: tutto il resto – la Disputatio Gasperinis, la Roma che si farà il prossimo weekend a Milano, le tre sconfitte su tre uscite stagionali – passa in magari fosse secondo piano, magari fosse terzo, direi che passa all'attico.
Trebisonda! Ecco dov'era! |
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