Da Pizza birra e partita, il primo Clasico della serie più bella dell'anno.
E adesso ci siamo. Questa primavera che è arrivata di corsa, con incedere più lento solo della marcia di Raul nella classifica dei goleatori di Champions, sta già volando via scaldando gli ambienti.
E l'ambiente più caldo del mondo, laddove si butti una sfera a rotolare su un prato, si respira in quella fetta di terra, larga qualcosa come seicento chilometri, che divide Barcellona da Madrid. Seicento chilometri che si riassumevano in otto punti, fino a ieri sera.
E ancora in quegli stessi otto punti, al termine del duello de Santiago Bernabeu, stanno rinchiusi i due sentimenti più eminenti del popolo spagnolo, dei popoli che lo compongono: Castiglia e Catalunya, Castellano e Català (gli idiomi), El Madrid y El Barça. Quanto stiano vibrando gli animi maturati fin dall'infanzia, generazione dopo generazione, intorno allo spartirsi tra regno madrileno e regno catalano, è difficile immaginarlo se non si vive quella frequenza emozionale sulla propria pelle, convivendola nella propria carne.
Ma che il destino abbia deciso di mettere di fronte due dei simboli più vigorosi dell'odio reciproco, le rappresentanze pallonare, proprio in questo momento è un evento vero, pieno, incalcolabile.
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