8 marzo 2011

L’unità, fare corpo, ultima parte

Aggiornamento da Visioni carbonare con la conclusione del saggio L'unità, fare corpo,  comparso sul catalogo della mostra Volti della guerra. Le idee, gli uomini, la posa curata dalla Civica Raccolta d'Arte di Medole (MN). La prima parte è qui. La seconda è qui. La terza qui.


Marziale leggerezza

Di cosa si sono alleggeriti gli eroi? Quale leggerezza ci promette la loro immagine? Dei corpi. Facendosi corpo unico, unito, unitario, essi sublimano ciò che, dei corpi, li incolla inesorabilmente alla terra. Il carnale, che faticosamente ha trascinato questi uomini dentro le loro vicende, che è stato ovunque, in ogni istante delle loro vite e, soprattutto, delle vite di coloro che li hanno circondati, sparisce. Si distrugge nel simbolo, cioè quando chiediamo alle immagini di essere solo simboli, di accorparsi a narrazione unica, a Unità narrativa. I corpi dilaniati dalla guerra, i corpi dei morti, dei feriti e dei soccorritori, convivono l’uno con l’altro e tutti con l’inesorabile pesantezza della carne e del tempo sempre presente, un frammento privo di direzioni. Questa prossimità e vicinanza, questa comunanza con noi scompare nella sublimazione dei corpi che è il mito del corpo unito. L’identità nazionale narrata come essenza naturale è tecnicizzazione ideologica e autoritaria e scegliere l’identificazione come via di avvicinamento apre puntualmente alla catastrofe.
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